Corona d'Avvento III 2023

La Pace Riconciliazione di Rapporti Spezzati

LA PAROLA DELLA SETTIMANA

Dal libro del profeta Isaia (57,16-19)

16Io non voglio contendere sempre, dice il Signore, né per sempre essere adirato; altrimenti davanti a me verrebbe meno lo spirito e il soffio vitale che ho creato. 17Per l’iniquità della sua avarizia mi sono adirato, l’ho percosso, mi sono nascosto e sdegnato; eppure egli, voltandosi, se n’è andato per le strade del suo cuore. 18Ho visto le sue vie, ma voglio sanarlo, guidarlo e offrirgli consolazioni. E ai suoi afflitti 19io pongo sulle labbra: “Pace, pace ai lontani e ai vicini – dice il Signore – e io li guarirò”».

Isaia (57,16-19)

Dalla lettera agli Efesini (2,13-18)

13Ora in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. 14Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. 15Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace,
16e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. 17Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. 18Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito.

Efesini (2,13-18)

RIFLETTIAMO

Il profeta presenta un Dio che afferma di non volersi arrabbiare più con il suo popolo; se lo facesse, tradirebbe se stesso come creatore dell’essere umano. E’ vero, il popolo si è allon-tanato da Lui, ma Dio vuole curare le sue ferite e annuncia così la pace, ai vicini e ai lontani, proprio come un atto di guarigione nei con-fronti di un malato o di un ferito. Pace è dun-que sanare la ferita dell’odio, ricucire rapporti spezzati, prima di tutto con Dio e poi con gli altri. Questo passo di Isaia sulla pace intesa come guarigione ci ricorda da vicino l’imma-gine della chiesa “ospedale da campo” tante volte evocata da Papa Francesco e l’urgenza di accogliere questo dono che Dio offre a tutti.
È tuttavia nel passo di Efesini 2,13-18, che cita al suo interno il passo di Isaia, che il tema della pace intesa come riconciliazione di rap-porti spezzati emerge con maggior chiarezza. Paolo afferma, in modo programmatico che “Egli (Cristo) è la nostra pace”; questo Cristo nostra pace agisce in modo da riconciliare due popoli – ebrei e pagani – ricucendo una rela-zione che sembrava ormai distrutta. La pace, per Paolo, non nasce più dall’osservanza della legge, sia pure la legge divina, ma dalla croce di Cristo. La morte di Gesù permette infatti di vedere i rapporti umani in modo nuovo: non ci sono più nemici da combattere, né etnici né religiosi, e la croce in particolare abbatte “il muro di separazione che era in mezzo, cioè l’inimicizia”. Non si tratta solo dunque di ri-conciliazione, ma anche di muri che cadono e di popoli che si incontrano, che si parlano, che scoprono la loro comune umanità – che per il cristiano è la “carne” stessa di Cristo.

Don Luca Mazzinghi

UN’IMMAGINE PER RIFLETTERE

Cosa suscita in me questa immagine?

È difficile donare pace quando si è stati feriti nel cuore, nello spirito, nel corpo, quando si hanno ra-gioni e diritti da vendere. Eppure Gesù sulla croce ci invita a superare le divisioni e riconciliare le of-fese, i rapporti incrinati. Sono disposto/a a sacrifi-care le mie ragioni per riconciliarmi con chi mi ha fatto dei torti? Fino a che punto?

FILM

Joyeux Noël – Una verità dimenticata dalla storia

di Christian Carion.

Francia, Germania, Gran Bretagna, Belgio, Romania

2005

Il film è una ricostruzione della tregua del Natale 1914: sul fronte franco-tedesco, durante la Prima Guerra Mondiale, le truppe francesi, tedesche e scozzesi decidono di improvvisare una piccola tregua il giorno di Natale, e i soldati si uniscono per festeggiare e celebrare assieme la Messa. Dopo, però, si rifiutano di ricominciare a uccidersi a vicenda.
Il nodo centrale del film è semplice e diretto: è possibile continuare una guerra quando il “nemico” non è più un’entità astratta e senza volto, ma una persona in carne ed ossa a cui è possibile dare un nome e una storia? Carion segue il punto di vista degli ufficiali superiori e del sacerdote scozzese, contrapponendo la loro visione, di persone che vivono il fronte, a quello dei gerarchi che muovono le fila della guerra dall’interno di palazzi ben riscaldati e illuminati e di chi distorce anche la religione per giustificare il massacro. Il risultato è umanissimo e commovente.


Valzer con Bashir

di Ari Folman

Israele, Germania, FRancia

2008

Un racconto autobiografico, in cui il regista israeliano Ari Folman e alcuni suoi amici cercano di ve-nire a patti con l’esperienza vissuta durante guerra in Libano dell’82, e con il massacro dei profughi a Sabra e Shatila cui hanno assistito.
Il fulcro del film è quello della colpa, che impedisce di vivere la pace (interiore) anche in uno stato og-gettivo di pace (nazionale). Il fatto che gli ex soldati non siano più in guerra non vuol dire che riescano a essere in pace con se stessi, con la propria coscienza, con le proprie memorie: costruire la pace vuol dire costruire la giustizia, prendere coscienza dei crimini e delle atrocità commesse e subite. Senza di questo, non è possibile vivere una pace che si rivelerà del tutto artefatta.

SI OTTIENE LA PACE QUANDO SI SPERA

Il cammino della riconciliazione richiede pazienza e fiducia. Non si ottiene la pace se non la si spera.
Si tratta prima di tutto di credere nella possibilità della pace, di credere che l’altro ha il nostro stesso bisogno di pace. In questo, ci può ispirare l’amore di Dio per ciascuno di noi, amore liberante, illimi-tato, gratuito, instancabile. La paura è spesso fonte di conflitto. È importante, quindi, andare ol-tre i nostri timori umani, riconoscendoci figli biso-gnosi, davanti a Colui che ci ama e ci attende, come il Padre del figlio prodigo (cf. Lc 15,11-24). La cultura dell’incontro tra fratelli e sorelle rompe con la cultura della minaccia. Rende ogni incontro una possibilità e un dono dell’amore generoso di Dio. Ci guida ad oltrepassare i limiti dei nostri oriz-zonti ristretti, per puntare sempre a vivere la fra-ternità universale, come figli dell’unico Padre celeste.

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Papa Francesco

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