don Lorenzo Milani

A che devo che la madre del mio Signore venga a me?

Il nostro percorso di avvento sarà accompagnato da delle riflessioni che prendono spunto da scritti di don Lorenzo Milani


E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto.

Lc 1,45

Introduzione

Coloro i quali si impegnano per nutrire la loro fede si stanno preparando ad accogliere il Signore. Essi saranno in grado di riconoscere la sua venuta grazie all’entusiasmo e alla gioia che hanno saputo conservare anche durante le avversità.

La complessità della vita può portarci a dubitare della nostra adeguatezza e delle nostre capacità, ma chi si sente amato da Dio riesce ad andare oltre i propri errori e i propri limiti.

Don Milani seppe comunicare l’importanza che si cela dietro ad una sana accettazione e si fece custode del valore della fede.

La testimonianza di don Milani

Se la scoperta del male deve prendere tanto posto nella nostra vita da non saper più guardare con un sorriso divertito e affettuoso tutte le cose buone che pur esistono nel mondo, allora meritava non scoprirlo.

Rovistiamo dunque negli errori di casa nostra solo quel tanto che basta per non ripeterli noi, quel tanto che basta per contribuire anche noi senza falsa umiltà all’educazione e istruzione dei nostri confratelli e superiori, compresi i Vescovi e il Papa (che hanno bisogno come tutti e forse più di tutti).

Ma dopo aver ottenuto questi due scopi basta, non ne parliamo più, ci si può far sopra anche una risata divertita. Se prendiamo il volto tragico della catastrofe vuol dire che non crediamo in Dio e nella Provvidenza.

È triste, è un disonore, è grave e tutto quello che vuoi, ma non è una catastrofe: s’arrangino, vadano al diavolo, pregherò per loro, riderò di loro, darò loro uno scappellotto come si fa ai ragazzini bugiardi o impuri, se verranno a confessarsi darò loro qualche ammonimento e dieci Ave Maria di penitenza.

E poi andrò tranquillamente a mangiare e a dormire e cercherò di osservare giorno per giorno la legge di Dio e della Chiesa e non vorrò smettere di essere una persona sorridente e serena, una persona che possiede la pace e la sa difendere e che anche se fa polemica frizzante anzi sferzante non fa come quel cocchiere che per frustare meglio un cavallo si sporse troppo e cascò di cassetta.

E neanche come quello che non frustava nessuno e vendette la frusta.

Insomma una cosa giusta. Combattivi fino all’ultimo sangue e a costo di farsi relegare in una parrocchia di 90 anime in montagna e di farsi ritirare i libri dal commercio, sì tutto, ma senza perdere il sorriso sulle labbra e nel cuore e senza un attimo di disperazione o di malinconia o di scoraggiamento o di amarezza.

Prima di tutto c’è Dio e poi c’è la Vita Eterna.

E poi ci sono gli anni che passano. Gli uomini che sbagliano invecchiano e muoiono: quelli che hanno ragione non invecchiano.

Un debito da pagare, Rerum.Eu – Caritas Italiana 2021, p. 27-28

Nell’oggi

La nostra quotidianità ci impone dei ritmi stressanti e nel recente passato siamo stati chiamati ad affrontare importanti sacrifici ed imprevisti.

Cerchiamo di cogliere le occasioni della vita, non per giudicarci, ma per migliorarci ed imparare, cogliendo quanto di buono c’è in ogni difficoltà.

Rifletto

Quando sbaglio riesco ad andare oltre l’apparenza? Cosa mi succede quando sento di aver fallito? Sono in grado di riconoscere un motivo per il quale posso sentirmi grato e fortunato?


Biografia

Don Lorenzo Milani (Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti) nasce a Firenze 27 maggio 1923 da Albano Milani (Milani Comparetti) e da Alice Weiss. La madre aveva origini da una famiglia di ebrei Boemi. I coniugi di stampo marcatamente laico nel 1930, traferitisi a Milano a causa della crisi economica, dato l’aggravarsi dell’antisemitismo e l’ascesa del nazismo decisero di contrarre matrimonio cattolico e battezzare i loro 3 figli.

Diplomato al Liceo Ginnasio Giovanni Berchet a Milano nel 1941 si iscrive all’accademia di Pittura di Brera a Milano. Il suo percorso di ricerca culmina con la conversione e l’ingresso nel seminario di Cestello nel 1943.

Ordinato Sacerdote nel 1947 ricevette come primo incarico quello di coadiutore della parrocchia di San Donato a Calenzano dove ha origine il suo Esperienze Pastorali.

Nel 1954 fu trasferito a parroco a Sant’Andrea Barbiana, minuscola e sperduta frazione del Comune di Vicchio di Mugello.

Qui vive una esperienza totale di partecipazione di vita con i “suoi ragazzi” creando la scuola popolare. Proprio nella scuola popolare e dalla “scrittura collettiva” nascono Lettera a una professoressa, l’Obbedienza non è più una virtù e un copioso corpo epistolare.

Colpito da un linfoma di Hodgkin non vuole comunque lasciare la “sua” Barbiana. Aggravatosi viene traferito nella casa fiorentina della famiglia dove muore il 26 giugno 1967. Per suo desiderio viene poi tumulato nel piccolo cimitero di Barbiana “con gli scarponi da montagna ai piedi”.

Bibliografia essenziale

  • Esperienze pastorali, Libreria Editrice Fiorentina, 1958.
  • L’obbedienza non è più una virtù, Libreria Editrice Fiorentina, 1965.
  • Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, 2007.
  • Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, a cura di Michele Gesualdi, San Paolo, 2007.
  • Neera Fallaci, Dalla parte dell’ultimo. Vita del prete Lorenzo Milani, BUR, 1994.
  • Adele Corradi, Non so se don Lorenzo, Feltrinelli, 2012.
  • Michele Gesualdi, don Lorenzo Milani – L’esilio di Barbiana, San Paolo 2016.

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