Corona d'Avvento II 2023

La Pace Annunciata

LA PAROLA DELLA SETTIMANA

Dal libro del profeta Isaia (2,1-5)

1Messaggio che Isaia, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme.

2Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti.

3Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. 4Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. 5Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore.

Isaia (2,1-5)

Dal Vangelo secondo Luca (2,8-14)

8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Luca (2,8-14)

RIFLETTIAMO

Il libro di Isaia si apre con un celebre passo nel quale il profeta annuncia la pace per un futuro ideale. Un giorno, al monte del Signore, a Gerusalemme, verranno tutti i popoli del mondo; gli strumenti di guerra diventeranno strumenti agricoli e la guerra sparirà dall’orizzonte delle nazioni. Isaia dipinge un futuro nel quale l’intera umanità troverà una via nuova per costruire nuove relazioni tra i popoli – e il Signore sarà il vero artefice di questo cammino.

Non si tratta di una illusione irrealizzabile o solo di belle parole poetiche; i profeti annunciano una speranza reale: l’intervento di Dio nella storia dell’umanità non è un sogno. Compito del credente è lavorare in quella direzione, sapendo che a causa della promessa divina la nostra azione di pace non è mai inutile. La profezia di Isaia è un testo caro a Giorgio La Pira che più volte lo utilizzò come fondamento del proprio lavoro politico per la costruzione di una pace autentica.

La pace annunciata e promessa da Isaia ritorna all’inizio della vicenda di Gesù, nel vangelo di Luca. Nel racconto della nascita del Signore a Betlemme, testo ben noto a ogni cristiano, l’evangelista ricorda il canto degli angeli: gloria a Dio nell’alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini (all’umanità) che egli ama.

La gloria di Dio – ovvero il riconoscimento della sua presenza – si realizza attraverso la pace: la pace è infatti il primo dono che Gesù viene a portare all’umanità. Ciò significa, anche in questo caso, lavorare per la pace è costruire un futuro che Dio ha già scritto nella nostra storia, nel momento in cui si fa uomo in Gesù. Come per Isaia, anche per l’evangelista Luca nel momento in cui Gesù nasce la pace è già una realtà.

Don Luca Mazzinghi

UN’IMMAGINE PER RIFLETTERE

Cosa suscita in me questa immagine?

Ci sono segni/gesti attorno a noi che parlano di pace? Quale gesto di pace posso porre oggi?

FILM

Mediterraneo

di Gabriele Salvatores

Italia

1991

Nel 1941, un plotone di otto soldati viene inviato su una piccola isola dell’Egeo per stabilirvi un presidio. Gli eventi della Seconda Guerra Mondiale si fanno progressivamente lontani, fino a che il governo fascista non si dimentica del tutto degli uomini spediti in Grecia: i soldati rimasti sull’isola finiranno per creare una micro-società cooperativa con gli abitanti.

Salvatores mette in scena una situazione surreale, quella di una manciata di soldati letteralmente dimenticati dal comando nel loro presidio. La pace, nella vita dei soldati guidati dal romantico Tenente Montini, non è qualcosa che viene costruito faticosamente o che viene anche solo cercato, ma è un evento improvviso che viene accolto a braccia aperte da uomini stanchi del conflitto, chi più chi meno, chi prima chi dopo.


Tangerines – Mandarini

di Zaza Urushadze

Georgia, Estonia

2013

Nel pieno della guerra in Abcazia, nei primi anni Novanta, una battaglia lascia vivi sul campo solo il mercenario ceceno Ahmed e il miliziano volontario georgiano Nika. I due nemici vengono salvati da Ivo, un anziano maniscalco che è tra i pochissimi a essere rimasti in casa propria nonostante la guerra. Il vecchio ordina ai due di convivere pacificamente finché vivranno sotto il suo tetto.

Urushadze è un testimone diretto della guerra, e sceglie di raccontarla attraverso una minuscola tregua imposta a due dei suoi combattenti. Ivo è un uomo che ha vissuto sulla propria pelle il dolore che il conflitto provoca, dopo aver perso il figlio, e sceglie di operare per la pace in maniera attiva e bizzarra: imponendola ai guerrieri che ha salvato. Starà a loro accogliere o meno quella che a prima vista sembra una prigionia, e che lentamente si rivelerà invece come un dono, la possibilità unica e preziosa di conoscere l’altro.

LA PACE, DONO DI DIO, COMPITO DI OGNI GIORNO

Dio, nell’Antico Testamento, ha fatto una promessa. Il profeta Isaia diceva: «Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra» (Is 2,4). È bello! La pace è annunciata, come dono speciale di Dio, nella nascita del Redentore: «Pace in terra agli uomini che Dio ama» (Lc 2,14). Tale dono richiede di essere implorato incessantemente nella preghiera. Ricordiamo, qui in Piazza, quel cartello: “Alla radice della pace c’è la preghiera”. Deve essere implorato questo dono e dev’essere accolto ogni giorno con im – pegno, nelle situazioni in cui ci troviamo. Agli albori di questo nuovo anno, tutti noi siamo chiamati a riaccendere nel cuore un impulso di speranza, che deve tradursi in concrete opere di pace. “Tu non vai bene con questa persona? Fa’ la pace!”; “A casa tua? Fa’ la pace!”; “Nella tua comunità? Fa’ la pace!”; “Nel tuo lavoro? Fa’ la pace!”. Opere di pace, di riconciliazione e di fraternità. Ognuno di noi deve compiere gesti di fraternità nei confronti del prossimo, specialmente di coloro che sono provati da tensioni familiari o da dissidi di vario genere. Questi piccoli gesti hanno tanto valore: possono essere semi che danno speranza, possono aprire strade e prospettive di pace..

Papa Francesco

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *