Riti d'Introduzione Nuovo Messale Romano

I Riti di Introduzione 3/8

Dopo una lunga attesa domenica 29 novembre 2020 (Prima di Avvento) sarà introdotto l’utilizzo del nuovo Messale, il libro liturgico che sta sull’altare e che guida le nostre celebrazioni Eucaristiche.
Ciò comporterà alcune piccole novità nelle preghiere che siamo consueti recitare nelle celebrazioni, tra tutte spiccherà il cambio di alcune parole nella Preghiera del Padre Nostro. Ogni domenica nelle prossime settimane pubblicheremo una piccola catechesi che ci aiuterà a prepararci a questa novità.

don Simone


Indicazioni formative sulla celebrazione eucaristica e sulla nuova traduzione del Messale Romano

Domenica 18 Ottobre

XXIX del Tempo Ordinario

I Riti di Introduzione

Dopo avere visto come la celebrazione eucaristica sia a pieno titolo una preghiera liturgica (con la sua dimensione ecclesiale, trinitaria, memoriale e rituale) e come sia importante pregare insieme con le stesse parole e con gli stessi gesti (ecco perché cominceremo ad usare la nuova traduzione in tutte le chiese della Toscana a partire dalla prima domenica di Avvento) cerchiamo oggi di riscoprire l’importanza della prima parte della celebrazione eucaristica, i Riti di Introduzione.

Secondo l’Ordinamento Generale del Messale Romano – la premessa teologico liturgica al testo del Messale –

i Riti di Introduzione hanno un carattere di inizio, di introduzione e di preparazione. Scopo di questi riti è che i fedeli, riuniti insieme, formino una Comunità, e si dispongano ad ascoltare con fede la Parola di Dio e a celebrare degnamente l’Eucaristia.

OGMR n° 46

Già il canto di inizio, che dovrebbe introdurci al tema del giorno e favorire il canto di tutta l’assemblea, ci aiuta a creare un clima di preghiera condivisa, di un’unica Comunità con un cuore solo ed un’anima sola. Durante la processione di ingresso, con cui i ministri si portano nel presbiterio, tutti ci vogliamo immedesimare in questo cammino esistenziale verso l’altare del Signore.

Il vescovo, il presbitero ed il diacono salutano e onorano la presenza del Signore nell’altare con un inchino e con il bacio, per il rapporto di speciale configurazione a Cristo dovuto al sacramento dell’ordine, mentre gli altri ministri solo con l’inchino. Se in prossimità del presbiterio si trova il tabernacolo, prima di venerare l’altare, i ministri si genuflettono verso la presenza reale del Signore. Soprattutto nelle feste è importante l’incensazione dell’altare, in segno di riverenza, onore e preghiera.

Giunto alla sede, il presbitero ci invita a compiere il Segno della Croce: con la formula trinitaria e tracciando sul nostro corpo il segno supremo dell’amore salvifico del Signore, iniziamo la nostra preghiera comunitaria nel Suo nome, e – proprio come ci ha detto Gesù: “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” – ci mettiamo alla Sua presenza.

Il Saluto Liturgico tra il presbitero e l’assemblea (“Il Signore sia con voi – E con il tuo spirito o altre parole simili) vuole invitare tutti a prendere coscienza di questa presenza: il Signore è in mezzo a noi, c’è, qui e adesso, ce l’ha promesso, e occorre che anche noi siamo presenti a Lui, nella preghiera, con i nostri cuori e il nostro spirito.

Il presbitero ci invita poi, con l’Atto Penitenziale, a riconoscerci bisognosi di perdono: tutti, davvero tutti, abbiamo bisogno della misericordia di Dio. Con l’espressione greca “Kyrie eleison”, proposta dalla nuova traduzione del Messale come da preferirsi rispetto alla versione italianaSignore pietà” – che usiamo in ognuna delle tre formule dell’atto penitenziale – ci affidiamo al suo amore misericordioso riconoscendo la nostra povertà.

Nelle solennità, nelle feste e nelle domeniche – tranne in Avvento ed in Quaresima – dopo l’atto penitenziale cantiamo o recitiamo il Gloria, un antichissimo inno di lode e di supplica. Nella nuova traduzione c’è una piccola modifica nella frase inziale: non diremo più “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”, ma “pace in terra agli uomini, amati dal Signore” per sottolineare che la pace è un dono per tutta l’umanità, proprio in quanto amata da Dio.

L’ultimo elemento dei Riti di Introduzione è la preghiera chiamata Colletta: il nome stesso ci suggerisce come, dopo l’invito del presbitero “Preghiamo”, ognuno può formulare nel suo cuore la propria preghiera personale, e questa preghiera ne fa sintesi, con un unico testo che il presbitero rivolge al Padre – per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo – a nome di tutti i fedeli.

L’Amen dell’assemblea sigilla quanto pronunciato confermando un’adesione piena a quella precisa preghiera (il termine ebraico Amen indica proprio: ci credo, mi ci radico, qui fondo la mia vita…).

Questi riti che caratterizzano la prima parte della celebrazione eucaristica ci preparano alla Liturgia della Parola e alla Liturgia Eucaristica, che vedremo nelle prossime domeniche.


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