Grazie, Memoria, Cammino

Di seguito l’articolo di apertura del numero di Giugno del giornalino parrocchiale “In Cammino”. Il numero integrale può essere scaricato a questo link Giugno 2015 Anno XXIX Numero 6.

Con questo numero di giugno, il nostro “giornalino” parrocchiale prende la consueta pausa estiva di due mesi, per tornare ad essere distribuito in settembre.

Si prepara davanti a noi un momento di pausa dalle principali attività della parrocchia.

Questi ultimi 9 mesi sono stati densi di iniziative e, soprattutto, di novità.

Oltre alle attività straordinarie legate al cinquantesimo di consacrazione della nostra chiesa, la novità principale è stata che, dopo 23 anni, è cambiato il parroco.

La “novità” è stata vissuta in prima persona da chi vi scrive che, in questi nove mesi, si è trovato “catapultato” in una nuova e stimolante realtà.

Forse qualcuno si aspetterebbe che, al termine di questo primo anno pastorale, io faccia un bilancio. Sinceramente non penso sia il caso di farlo; posso solo provare ad esprimere le mie impressioni.

In nove mesi si concepisce e nasce una vita e voglio pensare ai nove mesi trascorsi come alla gestazione che mi ha permesso di “nascere” alla guida di questa comunità.

Voglio allora esprimere le mie impressioni attraverso 3 parole: Grazie, Memoria, Cammino.

Grazie: innanzitutto Grazie al Signore e grazie a tutta la comunità. Grazie al Signore per avermi posto, tramite la volontà del Vescovo (che è espressione dello Spirito!), alla guida di questa comunità. E grazie soprattutto a tutti voi che, con grande pazienza e comprensione nei miei confronti, vi siete impegnati al massimo grado, per vivere serenamente lo shock di un cambiamento così importante. Ho sempre ritenuto che la coscienza dei propri limiti faccia parte della maturità umana e quest’anno sono “maturato” un bel po’ toccando con mano i miei limiti di uomo e di prete… Ma penso che questa sia la strada giusta per vivere in pienezza e nell’onestà la vita assieme alla comunità che il Vescovo mi ha chiesto di accompagnare.

Memoria: quest’anno è stato un anno pieno di Memoria e di Memorie. L’occasione del cinquantesimo è stata utile per ricordare tanti avvenimenti ed anche per rivedere tanti volti segnati dal tempo e dalla saggezza che dona il percorso della vita. La Memoria (quella con la M maiuscola) è infatti un dono prezioso, un tesoro che dobbiamo difendere a conservare per consegnarla a chi verrà dopo di noi. Costituisce quei mattoni che hanno costruito l’edificio umano che da senso all’edificio chiesa che proprio quest’anno compie 50 anni. L’occasione del “compleanno” così importante della nostra comunità spero ci sia stato di aiuto, e ce ne sia nei mesi che ci portano a concludere il 2015, per imparare a discernere con cura la Memoria dalla memoria. È importante distinguere la Memoria con la M maiuscola, che si manifesta in mille incontri, mille volti ed infinite situazioni e che, dunque, testimonia e tramanda la Fede, dalla memoria (con la m minuscola) dei fatti e delle “usanze” che viceversa è un semplice riproponimento di gesti vuoti di significato.

Cammino: il manifesto affisso alla facciata della chiesa dice “50 anni in cammino”. Penso che non ci sia modo migliore per celebrare questo cinquantesimo: essere consapevoli che siamo in cammino e che continuiamo ad essere in cammino. Proprio pochi giorni fa in occasione della celebrazione del 24 maggio, l’Arcivescovo ci ha ricordato che il cinquantesimo potrebbe essere l’occasione buona per compiere un piccolo “bilancio” del percorso compiuto dalla comunità. Forse questo invito dell’Arcivescovo può essere quasi “profetico”, visto che il desiderio di tentare un inizio di “svolta” nel percorso della nostra comunità ci è balenato più volte in mente in occasione degli incontri che abbiamo organizzato per approfondire il senso del nostro celebrare quest’anniversario. Ed è proprio la metafora del cammino che penso ci debba accompagnare in questo tentativo di bilancio… Del resto, come comunità cristiana, traiamo il senso del nostro essere proprio dall’essere perennemente in camino verso la Meta che ci ha indicato il Signore risorto.

Concludo con un riferimento al passo del capitolo 10 del vangelo di Luca. Il brano di Marta e Maria. Sono i versetti da 38 a 43 che vorrei  provassimo a rileggere.

Il Signore Gesù si ferma a casa delle due donne, ed è famoso il rimprovero di Marta alla sorella Maria che, invece che darsi da fare per ospitare Gesù e i suoi discepoli, stava «seduta ai piedi del Signore per ascoltare la sua parola». Marta si lamenta con Gesù di essere stata lasciata sola a curarsi di servire. La risposta di Gesù negli anni è spesso stata male interpretata da una esegesi frettolosa e poco attenta ai dettagli. Gesù dice: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Il problema non è non sapere quale è la parte migliore, anche Marta sapeva benissimo quale fosse. Il problema sta nell’essere «distolta per i molti servizi» come scrive l’evangelista poche righe sopra.

Al termine di un anno pastorale trascorso a dedicarci ai “molti servizi”, tutti siamo stanchi e sentiamo il bisogno di una pausa che doni nuovo vigore al nostro impegno. Sicuramente questo è vero, ma penso occorra stare molto attenti alla sfumatura che il vangelo di Luca ci propone: Gesù non condanna l’essere al servizio. Se sposassimo questa teoria dovremmo dare ragione ad errate interpretazioni di questo brano che vedono qui contrapposta la vita “contemplativa” ritenuta superiore alla vita “attiva”. Gesù ci invita a non essere “distolti” dai molti servizi. Ci invita a servire cercando di non togliere mai lo sguardo da quella «parte migliore» che non ci verrà mai tolta, proprio perché nel servizio trova la sua sorgente ed il suo compimento.

Nei mesi di pausa che ci aspettano, cerchiamo dunque occasioni per contemplare quella «parte migliore» che alimenta il nostro servizio. Una buona lettura, la contemplazione della natura o di un’opera d’arte, quanto l’incontro con esperienze umane particolari potranno aiutarci in questo. Una massima latina dice “nessuno può dare quello che non ha”: nessuno può sottrarsi a questa indiscutibile verità.

Questo è vero anche per noi, i vostri preti, a cui giustamente le comunità chiedono omelie colme di spiritualità, discorsi sapienti e osservazioni dotte… Aiutateci a poter essere “all’altezza” delle aspettative, accompagnandoci con la preghiera e garantendoci il tempo per studiare e per contemplare il creato; tempo  che così scarsamente ci è garantito durante l’anno pastorale.

La nostra preghiera accompagnerà le vostre occupazioni estive, ovunque voi siate.

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