In questo tempo, per rispetto della salute e della vita delle persone, non possiamo fare celebrazioni.
Tutto è sospeso e rimandato.
Un po’ smarriti ci chiediamo : “Dove è la Comunità?”
La comunità c’è, è composta da tante persone strette nell’abbraccio di Cristo. C’è quando preghiamo da soli.
C’è quando sentiamo forte il bisogno di vicinanza, di sostegno, di solidarietà.
C’è quando pensiamo a come sarà bello stringerci in un abbraccio. C’è quando il desiderio dell’Eucaristia diventa forte.
C’è nella paziente attesa che cambi questo tempo. C’è nella certezza che torneremo vicini e sicuramente cambiati.
di GF
Chiesa in tempo di pandemia
La giornata parrocchiale di domenica 10 maggio sarebbe stata occasione di riflessione sulla Chiesa oggi.
Tema, che in questo tempo di pandemia, si è decisamente fatto ancor più urgente e apre a nuove considerazioni.
di MC
Tempo di pandemia, ma soprattutto tempo di domande, quelle forti, vitali che riguardano ognuno di noi profondamente e anche in relazione al nostro essere donne e uomini di fede. È il tempo di mettere in atto da parte di ognuno l’arte del discernimento spirituale, della lettura dei segni dei tempi, «i segni della presenza o del disegno di Dio» come dice il Concilio (Gaudium et Spes 11). Forse dobbiamo prendere sul serio questo momento di calamità e metterci in ascolto, soprattutto di noi stessi.
Tempo di Chiesa! di ridefinizione dell’essere Chiesa: chi è Chiesa, dove e con chi esserlo?
Si sperimenta che nulla è come prima… e si attuano mosse già conosciute o inedite, si cercano strade per vivere la fede, la comunità, l’essere cristiani. Mentre qualcuno sogna di tornare al passato il prima possibile, qualcuno ha scoperto la fecondità e desidera cercare e non fermarsi, qualcuno è smarrito o si sente solo.
Ci appare chiaro che necessitiamo di una riflessione che nasce da un mondo che cambia, per cercare – ancora una volta – la nostra identità.
Siamo ancora nel tempo di Pasqua, tempo centrale e fondante della fede e abbiamo celebrato il mistero della resurrezione di Gesù fuori dalle celebrazioni liturgiche consuete. Gesù è risorto! E se davvero è così, se davvero Gesù risorge ora, se non aspetta che la pandemia sia conclusa e le chiese siano riaperte, allora fa sul serio e la chiesa è costretta ad aprire nuove porte, forse quelle più scontate, originariamente pensate, quelle primordiali: un giardino, una casa, una strada, un deserto…il luogo e lo stato di ognuno. Di ogni cercatore. Lo Spirito – Dio è forza operante qui e ora! -, la Grazia passa da qui. Non devo andarla a cercare, pensando di dover entrare chissà dove per accedervi. È sorprendente questo Dio. Come se non ci fosse un fuori, ma solo un dentro, non un lontano ma solo un vicino; neppure una chiesa, ma soltanto una casa. Non abbiamo scelta, direi. Oggi ci è dato di farlo nel nostro contesto vitale per eccellenza, la casa. Qui si celebra la resurrezione, si vive l’ascolto della Parola, generatrice di fede, si fa comunione.
Forse è il momento di recuperare il significato autentico del battesimo, che rende ognuno di noi soggetto ecclesiale: il battesimo ci fa parte della Chiesa, ci rende Chiesa. Ad ogni battezzato è offerta la possibilità di conoscere le cose di Dio, proprio attraverso questo sacramento: lo Spirito che ci inabita ci dà certezza della Grazia da parte di ognuno, perché ognuno è fecondo e portatore di novità. Ciò che viene vissuto nella vita del singolo appartiene alla missione comune della chiesa e l’evento particolare ha un’ampiezza universale: lo Spirito ci consente di offrire al Padre ogni nostra opera quotidiana, che ha un peso ecclesiale, comunitario e non privato. Occorre che ognuno, in una comunità, eserciti il proprio sacerdozio e partecipi all’evangelizzazione, che è la missione comune, missione di tutti, nella pluralità dei soggetti e nella diversità dei carismi. E non è forse l’essere capaci di comunione, di convivenza, di solidarietà, di compassione la missione della Chiesa nella costruzione del Regno di Dio sulla terra?
Inoltre, proprio in questo digiuno eucaristico forzato, ci è offerto di ripensare al ruolo dei ministri e dei laici all’interno delle celebrazioni eucaristiche. È il tempo di riappropriarci della celebrazione eucaristica come partecipazione, azione di Dio con tutta la comunità ecclesiale (laici e ministri insieme).
È una riflessione a cui, soprattutto oggi, non possiamo sottrarci, perché noi siamo “quelli della via” (così venivano chiamati i primi cristiani, cf At 9,2) e siamo per la strada, in cammino, in ricerca dietro al pastore; siamo discepoli che abbandonano per trovare, che lasciano per acquistare alla sequela di Gesù la Via.
L’identità del popolo di Israele, prima schiavo e ora libero, è tutta nel suo essere stato “chiamato fuori”, fatto uscire dall’Egitto: popolo e figlio lo è divenuto in viaggio. Un cammino che non è solo del popolo, ma anche del suo stesso Dio, che con lui ha vegliato nella notte dell’uscita dall’Egitto, con lui ha camminato di giorno e di notte nel deserto. Un Dio che per lungo tempo si è rifiutato di avere a sua volta una dimora fatta da mani di uomo (2Sam 7,5-7).
Enzo Bianchi
Il giorno prima dell’elezione a papa, il cardinale Bergoglio citò un passo dell’Apocalisse in cui Gesù sta alla porta e bussa. E aggiunse: oggi Cristo sta bussando da dentro la Chiesa e vuole uscire. Forse è quello che ha appena fatto.
Tomàs Halìk, Il segno delle chiese vuote, ed. Vita e Pensiero, 2020
di LN
La Parola della Domenica
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?».
V domenica di Pasqua A – Gv 14, 1-6
Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.»
Il Vangelo di oggi per me è un punto di riferimento, come un faro. Lo chiamo il Vangelo delle tre V: Via, Verità e Vita.
Siamo nell’ultima cena, e i discepoli sono preoccupati. Gesù prova a rasserenarli, promettendo che va a preparargli un posto. Viene spontaneo pensare che si tratti di un posto in paradiso. Ma probabilmente Gesù si riferisce anche ad un posto che Lui prepara per ognuno di noi, in questa vita, per essere in comunione con Lui, e che corrisponde alla nostra vocazione.
Lui ce lo prepara indicandoci la Via del servizio, che corrisponde alla Verità su Dio, che in Gesù è venuto a servire l’umanità, donandoci la Vita che è in Dio. Questo per Gesù è il modello da seguire, per essere in comunione con Lui e con il Padre.
Filippo dice: “Mostraci il Padre”. Penso che vedere Dio è il sogno di tutti i credenti, ma Lui non si fa mai vedere esplicitamente. Forse almeno per due motivi. Il primo è che per vederlo abbiamo bisogno di un corpo diverso, rivestito di immortalità. Allora lo vedremo faccia a faccia. Il secondo è che se lo vedessi non sarei più libero di non crederci perché sarebbe una videnza. Dio ci vuole liberi. Liberi di credere e di aderire al suo progetto.
Quello che Dio fa è di rivelarsi a chi lo desidera, tramite Gesù, come Padre.
In ogni momento della mia giornata io scelgo se incontrarlo o evitarlo. Lo faccio con la preghiera e con le opere. Ma di fatto, quando scelgo di cercarlo e di cercare questo posto che lui tutti i giorni prepara per me, e che corrisponde alla mia vocazione ad amare, sto bene.
Seguendo Gesù, Via, Verità e Vita, posso scoprire sempre di più questo Padre, e vederlo presente nella mia vita e in quella degli altri.
di P. Paul Devreux
Maggio mese di Maria
Maria, Madre Nostra,
concedi a noi, Chiesa di Dio,
la gioia di riscoprire la radice
della sua primordiale vocazione.
Aiutala a misurarsi con Cristo e il suo Vangelo.
Scuotila dalla sua vita sedentaria.
Mandata da Dio, per la salvezza del mondo,
la Chiesa è fatta per camminare.
di GF