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Un cammino di gioia – Breve testimonianza sulla Gmg, in vista di Cracovia 2016

Scrivere sulla Gmg non è facile, perché rientra in quella categoria di esperienze che possono essere raccontate pienamente bene solo a voce e di persona, in un dialogo diretto con l’altro, magari aiutandosi con i gesti e con lo sguardo per trasmettere l’emozione. E ancora non basta, perché per capire di cosa si tratta alla Gmg bisogna andarci, bisogna viverla.

12364352_1710886712478346_1959787481_oNe sentiamo spesso parlare associandola a orde di ragazzini petulanti e un po’ fanatici che sventolano bandiere inneggiando al pontefice, in una visione grottesca che trasforma il papa in una rock star e i giovani cattolici provenienti da tutto il mondo in una sorta di fan club macchiettistico.

Io alla Gmg ci sono stato due volte: nel 2005 a Colonia e nel 2011 a Madrid. E non ci sono andato per il papa, sebbene la veglia col pontefice sia un momento forte che segna un punto di raccolta e di ritrovo importante per tutti i partecipanti. No, il motivo che mi ha spinto a partire era un po’ diverso. La prima volta c’era la voglia di vivere un’esperienza nuova con un certo stile, lo stile di chi vive con gioia. La seconda c’era la volontà di rivivere quell’esperienza con più consapevolezza e con occhi nuovi, cresciuti.

12356227_1710886845811666_1770205675_oPerché è così: alla Gmg si cresce, si sperimenta, si conosce, si vive. La bellezza più grande della Gmg è infatti ciò che rimane quando si torna, una volta a casa. Stanchi ma carichi di una forza e di un bagaglio grandi. La forza dell’entusiasmo contagioso di cui si è fatta esperienza e il bagaglio degli occhi, dei volti, delle voci incontrati per strada, nel cammino. La Gmg è proprio questo: camminare insieme con una meta e un orizzonte ben definiti. Insieme agli amici di sempre, o quelli che lo diventeranno, o a persone che forse non rivedrai mai ma alle quali ti sei sentito per una volta vicino, per una volta amico. Insieme a Cristo, che è allo stesso tempo compagno di viaggio e meta. Ognuno con un percorso e una strada diversi, intrecciati in quel pugno di giorni che sembrano tanti e pochi allo stesso tempo. Giorni ricchi di immagini: zaini sulle spalle, scarpe impolverate, bandiere colorate, volti sorridenti, mani tese, i colori delle magliette di chi ti cammina davanti. E di suoni: voci che si mescolano ai canti e alle preghiere sussurrate nei momenti di gioia e in quelli di sconforto, parole amiche che servono quando la fatica comincia a farsi sentire. Fatica che sappiamo essere necessaria per andare avanti nel cammino.

12364101_1710887129144971_93724781_oTutto questo continua anche dopo, a casa, a scuola, all’università, a lavoro, in parrocchia. Un entusiasmo e una gioia che non finiscono, perché sperimentati, perché vissuti in modo vero nell’amicizia in Cristo. Che diventa presenza reale in tutti quei giovani che come noi ogni giorno vivono con fiducia la propria vita, in ogni parte del mondo. Ed è questa la cosa impressionante: accorgersi con stupore che il mondo è pieno di tanti piccoli e sconosciuti cammini di gioia. È allora che si impara a vivere con gli occhi attenti e le braccia aperte.

Daniele

 

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