Corona d'Avvento IV 2022

Praticate l’OSPITALITÀ

LA PAROLA DELLA SETTIMANA

Dalla prima lettera di San Pietro apostolo (4, 7-11)

Fratelli, la fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto conservate tra voi una carità fervente, perché la carità copre una moltitudine di peccati. Praticate l’ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Ciascuno, secondo il dono ricevuto, lo metta a servizio degli altri, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l’energia ricevuta da Dio, perché in tutto sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen!

1P (4,7-11)

RIFLETTIAMO

Nel mondo antico l’ospitalità rappresenta un aspetto importante della vita. Non esistevano infatti a quel tempo sicurezze sociali, strutture pubbliche di accoglienza, garanzie di sussistenza per le categorie più deboli. Il viandante, specialmente se con pochi mezzi, si affidava alla generosità altrui, così come facevano in particolare il migrante o il pellegrino. L’Antico Testamento offre già i patriarchi come esempi di ospitalità; si pensi ad Abramo che ospita tre uomini nella sua tenda, accogliendo in realtà, senza saperlo, lo stesso Signore (cf. Gen 18). Nel Nuovo Testamento l’ospitalità è raccomandata prima di tutto come virtù interna alla comunità cristiana: “praticate l’ospitalità gli uni verso gli altri”, scrive l’autore della prima lettera di Pietro. Il fratello in viaggio o comunque in stato di necessità, sa di trovare aperta la casa di un altro fratello. La comunità cristiana ha le porte sempre aperte: “fratelli tutti”, come ricorda anche il titolo dell’enciclica di papa Francesco. Nella nostra realtà attuale l’ospitalità può trasformarsi intesa in un senso più ampio in accoglienza di persone che non hanno altro posto dove potersi fermare: dei poveri, prima di tutto, spesso respinti al margine della nostra società e rifiutati come veri e propri scarti. Il cristiano è per sua stessa vocazione ospitale, anche perché ha imparato dai vangeli che l’ospite è prima di tutto il Signore stesso che si ferma alla nostra mensa e bussa alla nostra porta, come è accaduto a Matteo (Mt 9,9-11) o a Zaccheo (Lc 19,1-9), oppure a Marta e Maria (Lc 10,38-42). Quel Signore che nelle parole riportate da Mt 25,35 ci ricorda: “ero straniero e mi avete accolto”.

Don Luca Mazzinghi

PREGHIAMO

La nostra casa, Signore, sia salda,

perché fondata su di te, che sei la roccia;

luminosa, perché illuminata da te, che sei la luce;

serena perché guardata da te, che sei la gioia;

silente, perché governata da te, che sei la pace;

ospitale, perché abitata da te, che sei l’amore.

Nessuno, Signore, venga alla nostra casa

senza esservi accolto;

nessuno, vi pianga senza essersi consolato;

nessuno vi ritorni senza ritrovarti nella preghiera,

nell’amore e nella pace.

Monsignore Claudio Civetti

UNA DOMANDA

Arrivati a Betlemme, dopo un faticoso viaggio, Maria e Giuseppe non riescono a trovare ospitalità. Maria “diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio” (Lc 2,7). Ti è mai capitato di non sentirti accolto? Nelle nostre scelte, nei nostri atteggiamenti, nel nostro modo di confrontarci con gli altri ci mostriamo capaci di accoglienza?

UN SEGNO – UN IMPEGNO ECUMENICO

Scegliamo un gesto concreto per crescere nella disponibilità ad accogliere gli altri. Per esempio, invitiamo a pranzo o a cena una persona sola o in difficoltà, anche il giorno di Natale se possibile, per fare festa insieme.

Dal 18 al 25 gennaio celebreremo la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Cerchiamo di partecipare agli incontri che saranno organizzati dalle chiese fiorentine, per contribuire alla costruzione di un clima di fraternità e reciproca accoglienza tra i fedeli delle diverse confessioni.

UN FILM

L’ospite inatteso (2007)

un film di Tom McCarthy

oppure

Azur e Asmar (2006)

un film di Michel Ocelot

UN’ESORTAZIONE

Attorno a te il pane non manca. Non si tratta solo del pane di farina. Tu stesso hai bisogno di altro pane per vivere una vita veramente umana: il pane bianco dell’amicizia, dell’accoglienza, del rispetto, dell’aiuto reciproco, dell’amore fraterno, della giustizia e della libertà, quello dei diritti e delle responsabilità, quello della salute e della cultura.

Tutto questo condividilo: sarai fratello con tutti gli uomini.

Ma c’è anche il pane nero: quello della povertà, della sofferenza, della solitudine, della disperazione, della malattia, dell’ignoranza. Se non saprai condividere anche questo, non sei discepolo del Signore.

Supera ogni barriera: di nazionalità, di razza, di colore e di classe, e allarga la tua comunione a livello universale: solo così sarai testimone del Risorto. Se non condividerai il pane, quello bianco e quello nero, resterai nella situazione dei due discepoli di Emmaus: erano vicinissimi al Cristo camminavano accanto a Lui, ma non potevano riconoscerlo.

Lo riconobbero solo allo spezzare del pane.

Cardinale Stephen Kim Sou-hwan

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *