La parola di Papa Francesco
dalla Bolla di indizione del Giubileo, Spes non confundit
Facendo eco alla parola antica dei profeti, il Giubileo ricorda che i beni della Terra non sono destinati a pochi privilegiati, ma a tutti. È necessario che quanti possiedono ricchezze si facciano generosi, riconoscendo il volto dei fratelli nel bisogno. Penso in particolare a coloro che mancano di acqua e di cibo: la fame è una piaga scandalosa nel corpo della nostra umanità e invita tutti a un sussulto di coscienza. Rinnovo l’appello affinché «con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri, così che i loro abitanti non ricorrano a soluzioni violente o ingannevoli e non siano costretti ad abbandonare i loro Paesi per cercare una vita più dignitosa». Un altro invito accorato desidero rivolgere in vista dell’Anno giubilare: è destinato alle Nazioni più benestanti, perché riconoscano la gravità di tante decisioni prese e stabiliscano di condonare i debiti di Paesi che mai potrebbero ripagarli. Prima che di magnanimità, è una questione di giustizia, aggravata oggi da una nuova forma di iniquità di cui ci siamo resi consapevoli: «C’è infatti un vero “debito ecologico”, soprattutto tra il Nord e il Sud, connesso a squilibri commerciali con conseguenze in ambito ecologico, come pure all’uso sproporzionato delle risorse naturali compiuto storicamente da alcuni Paesi». Come insegna la Sacra Scrittura, la terra appartiene a Dio e noi tutti vi abitiamo come «forestieri e ospiti» (Lv 25,23). Se veramente vogliamo preparare nel mondo la via della pace, impegniamoci a rimediare alle cause remote delle ingiustizie, ripianiamo i debiti iniqui e insolvibili, saziamo gli affamati. (16)
La parola del Vescovo Gherardo
dall’Introduzione all’Assemblea pastorale, 29/09/24
Il secondo verbo che sottolineiamo è accompagnare. Che cosa fa Filippo (cf. 8,30)? Si avvicina a quel carro, vede che quell’eunuco sta leggendo il libro del profeta Isaia e gli pone una domanda: “Capisci quello che stai leggendo?” “E come potrei – gli risponde – se nessuno me lo spiega?”. E l’eunuco invita allora Filippo a sedere accanto a lui. Ecco il secondo verbo: accompagnare. E questo accompagnamento è caratterizzato dal fatto che, proprio ascoltando la domanda, Filippo progressivamente comincia a parlare di Gesù.
Per riflettere
Come contribuiamo, come singoli e come Chiesa, ad aprire porte e a gettare ponti perché possiamo camminare sulla via della speranza? Quali ulteriori scelte possiamo fare in questa direzione? “Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza”. In questo giubileo siamo invitati ad essere pellegrini di speranza verso Roma e le chiese giubilari. C’è un luogo del cuore come meta da raggiungere e da proporre alla nostra famiglia o alla comunità? Il primo pellegrinaggio non dobbiamo forse compierlo nel cuore, per recuperare il dono, la virtù della speranza?
Conosciamo iniziative volte a ridurre il “debito ecologico” e l’uso sproporzionato delle risorse soprattutto tra il Nord e il Sud del mondo?
Preghiera
Prima di tutto ti chiedo perdono,
Dio di misericordia,
che mai ti stanchi di sperare nell’uomo;
ti chiedo perdono per le mie resistenze,
per i miei peccati e per i miei compromessi
che non mi fanno camminare sulla via della speranza.
E col perdono invoco:
manda ancora tra noi uomini e donne
liberi e coraggiosi,
felici di servire solo la Parola della speranza,
contenti di vivere per proclamarla,
capaci di proclamarla con la vita
così le nostre chiese diventeranno credibili
e le case dei poveri
saranno nuovi santuari dove ognuno ti troverà.