don Lorenzo Milani

Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio

Il nostro percorso di avvento sarà accompagnato da delle riflessioni che prendono spunto da scritti di don Lorenzo Milani


Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato;

le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate.

Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

Lc 3,5-6

Introduzione

In tempo di Avvento, il Vangelo di Luca ci insegna che siamo tutti chiamati ad essere profeti visionari.

Come Giovanni, che vede chiara davanti a sé l’immagine del Regno di Dio e si fa solitario comunicatore di Salvezza, “voce di uno che grida nel deserto”. Lui la vede già questa salvezza, profeticamente: dove gli altri vedono un monte difficile da scalare, lui vede una pianura pronta per essere attraversata.

Anche don Milani, più vicino al nostro tempo, aveva la capacità di vedere orizzonti solo apparentemente lontani: perché anche le sfide più grandi – con interesse, cura e fiducia nel Signore – sono montagne possibili da scalare.

La testimonianza di don Milani

La mia è una parrocchia di montagna.

Quando ci arrivai c’era solo una scuola elementare. Cinque classi in un’aula sola. I ragazzi uscivano dalla quinta semianalfabeti e andavano a lavorare. Timidi e disprezzati.

Decisi allora che avrei speso la mia vita di parroco per la loro elevazione civile e non solo religiosa.

Così, la più gran parte del mio ministero consiste in una scuola.

I ragazzi vivono praticamente con me. Riceviamo le visite insieme. Leggiamo insieme: i libri, il giornale, la posta. Scriviamo insieme.

Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande “I care’’. È il motto intraducibile dei giovani americani migliori. “Me ne importa, mi sta a cuore’’. È il contrario esatto del motto fascista “Me ne frego’’.

Non esiste in parrocchia nessuna attività ricreativa non un ping pong non un pallone non un cine non conversazioni fatue o spiritose.

Facciamo scuola dall’otto di mattina all’otto di sera, con una breve interruzione per mangiare.

Quelli che stanno in città usano meravigliarsi del suo orario. Dodici ore al giorno, 365 giorni l’anno.

Prima che arrivassi io i ragazzi facevano lo stesso orario (e in più tanta fatica) per procurare lana e cacio a quelli che stanno in città. Nessuno aveva da ridire. Ora che quell’orario glielo faccio fare a scuola dicono che li sacrifico.

Non si fa vacanza. Mai, per nessun motivo, né a Pasqua, né a Natale! La domenica si va a messa e poi non c’è nessun altra differenza. La scuola è ininterrotta, senza gioco, senza ricreazione, senza nessun interesse di quelli che usano in città, come potrebbe essere lo sport.

I miei studenti non devono diventare i signorini che studiano e che hanno vacanze mentre i fratellini minori che lavorano non ne hanno. Il poter studiare non è un sacrificio è una grazia e va pagata cara, più cara del costo del lavoro nei campi. Se no la scuola è corruttrice e sforna bellimbusti pretenziosi e viziati. Non son io che ho portato l’austerità a Barbiana. Io tento solo di tenere l’austerità di vita dei miei studentelli all’altezza di quella dei contadini tra i quali vivono e della cui fatica godono i frutti. E con tutta la mia ferocia non riesco neanche lontanamente allo scopo.

A Barbiana io non ho mai fatto fatica a spiegare ai genitori che l’orario doveva essere di dodici ore e che la domenica c’è scuola. È così logico! È una fortuna che hanno. Gente che d’estate si leva prima del sole e va a letto tardi la sera, che considera il lavoro un dovere dei ragazzi, per cui a tre anni badano i tacchini, a quattro anni badano i maiali, a cinque badano le pecore.

In questa condizione è la maggioranza dell’umanità: tutta l’Asia, tutta l’Africa, tutta l’America centrale e meridionale, tutto il mezzogiorno d’Italia, tutte le montagne del mondo.

I contadini sono realmente gli unici buoni educatori che ci sono ancora nel mondo, perché non hanno rispetto, non hanno pietà dei ragazzi. Li educano con serietà. Fanno loro sapere, fin da principio, che la vita è una cosa dura, che bisogna guadagnarsi il pane e che non si deve avere tanti grilli per il capo e tante voglie. Io sono schierato con questi.

Un debito da pagare, Rerum.Eu – Caritas Italiana 2021, p. 13-14

Nell’oggi

Viviamo tempi spesso cupi, in cui non sempre è facile vedere un orizzonte di speranza, tantomeno di Salvezza! Eppure la Parola ci invita ad essere ottimisti perché, come ricorda papa Francesco, non esistono cristiani tristi.

Il Vangelo va annunciato con entusiasmo, anche percorrendo strade mai battute prima: strade che, a prima vista, possono risultare scandalose o inusuali.

Rifletto

Nel mio quotidiano, riesco ad avere uno “sguardo profetico”? Riesco ad avere uno sguardo in grado di abbracciare, con interesse, cura e speranza, il futuro?


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