Cardinale Silvano Piovanelli

“… non si finisce mai di riconoscere che potevamo fare di più…”, il mio ricordo del Vescovo Silvano

IMG_2114“…non si finisce mai di riconoscere che potevamo fare di più…”

Sono queste le parole con cui ricorderò il nostro Vescovo, il “mio”, Vescovo Silvano.

Forse sono queste perché gliele ho sentite pronunciare il 30 marzo quando lo ho visto per una breve “intervista”. Lo abbiamo incontrato per porgli alcune domande relative al primo parroco della Ausiliatrice quasi suo coetaneo (e ormai scomparso da 25 anni) in occasione della realizzazione del numero speciale del giornalino parrocchiale edito in occasione del 50° di fondazione della parrocchia (qui l’intervista integrale).

Nell’ascoltarlo, nella sua stanza del convitto ecclesiastico, mi sono subito reso conto che più che raccontare dei dati storici in lui c’era desiderio di voler consegnare tutta la sua esperienza. E con parola chiara e mente lucidissima ha testimoniato il suo servizio e il suo amore alla Chiesa.

Ci ha accolti con grande paternità. Dietro un fisico che si percepiva come appena colpito dalla malattia rimaneva lo sguardo acuto e guizzante che correva dietro ai ricordi alla ricerca di dettagli e parole precise.

 

“…non si finisce mai di riconoscere che potevamo fare di più…”

Una vita come la sua, totalmente spesa per la Chiesa e il Vangelo ma che ancora sente che la missione non è finita e che c’è sempre, e sempre ci sarà un “qualcosa da fare di più”…

E mi ha colpito che ha usato questa espressione in riferimento a un “ex” prete che ha lasciato il ministero nei “tumulti” della fine degli anni ’60.

 

“…non si finisce mai di riconoscere che potevamo fare di più…”

Un vero Pastore che si è portato dietro il peso di tante lacerazioni e ferite più o meno recenti della Chiesa Fiorentina. Un uomo coraggioso che ha cercato di rinsaldare queste ferite con un Sinodo Diocesano tanto coraggioso nei metodi e nelle conclusioni quanto troppo “avanti” per poter essere recepito pienamente per poi rimanere in (buona) parte inattuato.

 

“…non si finisce mai di riconoscere che potevamo fare di più…”

Probabilmente anche il suo amore immenso per la Parola di Dio e il suo impegno per la sua divulgazione, che gli hanno valso addirittura un Dottorato ad Honorem presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, sono state stimolo ad un “fare di più” così eroicamente mostrato nella dedizione alla predicazione di esercizi spirituali biblici dopo il suo ritiro dalla diocesi.

 

“…non si finisce mai di riconoscere che potevamo fare di più…”

Si, vorrei poter giungere a 92 anni come il vescovo Silvano e avere ancora dentro questo desiderio. Segno della consapevolezza che per il Signore e il Vangelo non si è mai fatto abbastanza.

Immediatamente dopo il dolore che ho provato nel momento in cui ho saputo che era andato a vivere in Dio la mia mente si è popolata di ricordi e di una immagine.

 

L’immagine di “don Silvano” ormai riunito con tanti (tantissimi!) preti della sua generazione che hanno lasciato alla Chiesa Fiorentina un eredità grande quanto pesante. Preti capaci di “scelte eroiche” forse perché provenienti dai “momenti tragici della guerra ” in cui “le scelte si pagavano in prima persona”, come ebbe a dire il 30 marzo durante l’intervista.

I ricordi di tanti momenti trascorsi con il Vescovo Silvano.

Di quanto soffriva di vertigini. Di come aveva paura, l’estate durante le vacanze del Seminario in montagna, quando i seminaristi “audaci” si avvicinavano ai precipizi. Di come riuscì a vincere questa paura nell’agosto 1994 quando ci portò come preti appena ordinati negli Stati Uniti e volle a tutti i costi venire con noi all’ultimo piano delle Twin Towers per vedere il panorama (ricordo ancora benissimo con che forza mi stringeva il braccio avvicinandosi al vetro del 107° piano).

Di come era affascinato dall’informatica e la pazienza con cui ascoltava le mie volenterose spiegazioni. Di quando (erano gli anni ’90) mi chiamò e mi disse: “mostrami cos’è Internet”.

Di come, una volta ritirato dalla Diocesi con pazienza e tutta la determinazione di cui era capace, ha imparato ad usare il PC e teneva le meditazioni usando delle presentazioni di power point!

 

“…non si finisce mai di riconoscere che potevamo fare di più…”

Si, è con questa frase che ti voglio ricordare Vescovo Silvano.

Sperando che anche in me rimanga sempre l’ansia di non aver fatto abbastanza e il desiderio di fare ancora qualcosa in più…

Mi hai accolto in seminario nel 1987, mi hai ordinato diacono nel 1993 e prete nel 1994.

Mi hai inviato, come primo incarico pastorale, vice-parroco alla parrocchia dell’Isolotto, primo prete diocesano che ci tornava dopo 25 anni… ricordo bene quel 17 agosto 1994 quando mi comunicasti la mia nomina e come risposta alla mia faccia perplessa subito intervenisti: “Stai tranquillo, adesso ti spiego…”.

Sei stato il vescovo della mia adolescenza e dei momenti “di grandi scelte della mia vita”, e da li sempre presente anche se in maniera defilata e discreta.

Ti ho incontrato a Scarperia, venuto da solo a onorare in maniera anonima e privata, la salma di don Pizzilli.

Mi hai telefonato in occasione della morte del babbo. Hai voluto incontrare la mamma quando hai saputo che era ospitata nell’Istituto di Suore dove eri venuto a celebrare la festa titolare.

Mi hai mostrato Gesù Cristo e me ne hai fatto innamorare… e questa storia cerco di viverla giorno per giorno convinto che non saprò mai essere capace della tua dedizione e forza di volontà.

Mi ricordo bene una catechesi fatta da te ai giovani quando anche io ero tra i giovani.

Erano i primi anni ‘80, parlasti della vocazione di Geremia di come Dio gli mostra un ramo di Mandorlo (Ger 1,10-12). Di come quel ramo di Mandorlo sia segno della necessità di essere profeti vigilanti e attenti: il mandorlo in primavera fiorisce per primo è attento, “vigilante” all’arrivo della stagione buona. Le parole “mandorlo” e “vigilanza” in ebraico sono assonanti, ho imparato poi…

Sei stato un Uomo, un Vescovo, un Padre vigilante e attento. Hai mostrato alla Chiesa Fiorentina, che ti è stata Madre e di cui sei diventato Padre, i segni della primavera, della profezia necessaria per essere fedeli al Vangelo. Da lassù, guidala perché sappia ritrovare la profezia che ha vissuto grazie ai preti della tua generazione.

don Simone

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