Mèta Generale 2018-2023

L’annuncio e la testimonianza del Vangelo di Salvezza hanno attraversato le epoche e il tempo giungendo fino a noi. L’annuncio del Vangelo è ciò che ci identifica come Chiesa e dà il senso al nostro essere seguaci di Cristo.
Non è la Chiesa che fa la missione è la Missione che fa la Chiesa.
Dobbiamo prendere coscienza che i cambiamenti degli ultimi decenni ci mettono davanti a una modificazione del mondo e della società che non può essere concepita come semplice evoluzione ma si configura come un cambiamento di epoca (Papa Francesco, Incontro con i rappresentanti del v convegno nazionale della chiesa italiana, Cattedrale di Santa Maria del Fiore, 10 novembre 2015).
L’azione ecclesiale delle nostre comunità più che accentrarsi sulla “manutenzione dell’esistente” (Cfr Card. Giuseppe Betori, Verso la seconda tappa del cammino sinodale – Intervento al Consiglio Pastorale Diocesano, 23 novembre 2018) necessita di profondo e radicale rinnovamento. Questo processo deve iniziare innanzitutto da coloro che maggiormente vivono e conducono le dinamiche comunitarie.

La creatività che è necessaria per affrontare il rinnovamento deve però essere frutto di un cammino, dell’ascolto e della ricerca dei segni che osserviamo nel nostro mondo e nel nostro vivere quotidiano. Solo così ci libereremo dalla tentazione di riproporre schemi attuativi che seppur validissimi anche solo pochi decenni fa, adesso non sono più conformi alla realtà che viviamo.

Sicuramente un elemento che si evidenzia per il futuro delle nostre comunità è la necessità di recuperare una dimensione maggiormente legata alla relazione e alla prossimità (Cfr Card. Giuseppe Betori, Verso la seconda tappa del cammino sinodale – Intervento al Consiglio Pastorale Diocesano, 23 novembre 2018) e che si leghi meno a percorsi strutturati e accentrati attorno a schemi precostituiti.

Come criterio generale occorre che ricordiamo che “il nostro scopo non è attirare il mondo nella Chiesa, ma portare la Chiesa nel mondo” (Cfr Card. Giuseppe Betori, Verso la seconda tappa del cammino sinodale – Intervento al Consiglio Pastorale Diocesano, 23 novembre 2018). Questo ci libera anche da preoccupazioni riguardo ai numeri di coloro che contattiamo e che riusciamo a coinvolgere. Non importa quanti siamo ma cosa siamo (Cfr Card. Giuseppe Betori, Verso la seconda tappa del cammino sinodale – Intervento al Consiglio Pastorale Diocesano, 23 novembre 2018). Soprattutto nella mutata situazione sociale in cui l’esperienza ecclesiale da “fenomeno sociale di massa” è diventata esperienza scelta da alcuni.

Nell’intraprendere questo percorso identifichiamo dei principi e degli ambiti in base ai quali progettare l’azione pastorale.

PRINCIPI

  • Corresponsabilità nell’evangelizzazione. Occorre che sempre di più l’aspetto relazionale e di prossimità storicamente “delegato” al Parroco diventi compito dei singoli membri della comunità. Dobbiamo metterci davanti alla prospettiva concreta che entro i prossimi 50 anni il tessuto sociale delle nostre parrocchie subirà un radicale e profondo cambiamento. Diventa allora essenziale, per la sopravvivenza delle nostre comunità, questo processo di decentralizzazione relazionale della comunità. Si ritiene inoltre importante, nell’affrontare questo processo di profondo cambiamento, favorire l’incontro e la collaborazione tra le comunità parrocchiali contigue nel realizzare iniziative di formazione, preghiera e aggregazione in modo da ottimizzarne e migliorarne gli effetti.
  • La gioia del Vangelo. La fede non è qualcosa di triste legata a dei doveri. Il lieto annuncio è davvero felicità, è qualcosa di “bello”. Incontrare Gesù Cristo non limita la nostra umanità ma apre a una percezione piena della vita.
  • Coinvolgimento/creatività: “la realtà è superiore all’idea”6 (cfr Papa Francesco, Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, 231) non importa in che tempi ed in che modi, ma in maniera non rigida le persone hanno bisogno di sentirsi coinvolte così come sono, con i loro talenti, per essere a servizio degli altri. Ognuno di noi, indipendentemente dall’età e dal tipo di cammino che fa, ha qualcosa da donare.
  • Favorire la relazione/conoscenza tra le persone per superare barriere/chiusure vere o percepite all’interno della comunità o dall’esterno della comunità. L’esperienza cristiana scaturisce dall’incontro con il Signore Gesù, e prende forma concreta nella relazione con i fratelli. Relazione che deve essere favorita dall’attenzione: da un atteggiamento amico verso gli altri e dalla disponibilità a passare dal personale al comunitario dal particolare all’universale.
  • Comunicazione e Linguaggio. È decisiva anche una forte attenzione all’utilizzo di un linguaggio contemporaneo lontano da espressioni anacronistiche e lo sfruttamento dei media più diffusi per la trasmissione delle informazioni. Avendo cura che ogni persona possa ricevere nelle modalità che più le sono consone il messaggio che desideriamo trasmettere. Particolare importanza sia data nella comunicazione del contenuto e delle decisioni scaturite dagli incontri degli organismi di partecipazione e condivisione (21:00 Consiglio Pastorale Parrocchiale) al fine di renderli organi vitali e in collegamento con la popolazione.
  • Occasioni di incontro. Riscoprire l’incontro come stile di comunità per rispondere alle esigenze di condivisione di gioie e di dolori, speranze e timori che ci vengono dall’essere persone del nostro tempo. Se il Vangelo deve incontrare l’uomo deve incontrare tutti.

AMBITI

  • I giovani. È indubbio che il futuro della chiesa e delle nostre comunità passa attraverso di loro che “sono” il futuro. In questo settore sarà prioritario liberarsi dalla tentazione di schemi operativi ripetitivi e legati alla consuetudine. Per sua caratteristica il mondo giovanile vive il cambiamento ed è refrattario alla riproposta di schemi operativi in passato efficaci ma ormai non più adeguati.
  • Le giovani famiglie. Seguire con attenzione le giovani coppie che decidono di costituire una famiglia vivendo il matrimonio cristiano. Tutto questo senza preconcetti o chiusure verso i nuovi modelli di vita comune. La presenza di Dio deve essere riconosciuta in ogni luogo della vita e relazione umana.
  • La relazione genitori/figli. In una situazione di mutamento così radicale la relazione genitori/figli è forse una delle cose che più risente di fatiche e difficoltà. Creare occasioni per fornire strumenti/occasioni di sostegno e assistenza, anche favorendo momenti di condivisione del tempo fra genitori e figli.