Chiesa di Sant'Andrea a Barbiana

E noi cosa dobbiamo fare?

Il nostro percorso di avvento sarà accompagnato da delle riflessioni che prendono spunto da scritti di don Lorenzo Milani


Le folle, dei Pubblicani e alcuni soldati interrogavano Giovanni: “Che dobbiamo fare?”

Lc 3,10-14

Introduzione

Spesso non ci accontentiamo delle tante cose che abbiamo, delle relazioni quotidiane, della realtà in cui viviamo. Cerchiamo una via di fuga, un modo di allontanarci dal mondo che ci circonda.

In questo Vangelo, in risposta alla domanda: “che cosa dobbiamo fare?”, il Signore ci invita ad accogliere ciò che siamo, ciò che ci viene dato, a vivere dove siamo ed impegnarci per trarne il meglio.

La testimonianza di don Milani

Non esiste posto al mondo che io possa amare di più.

È Dio che mi ha messo qui. Questa certezza è il simbolo di una predilezione sconfinata di cui sono stato oggetto. Lamentarmi? Di che cosa? Perché? Lamentarmi della mia felicità, della libertà che ho scoperto? Non ci sono rimpianti nella mia vita, né nostalgie.

Sono ormai allenato a prender quel che mi danno senza far tragedie e tentando piuttosto di leggerci dentro quale sia il modo più semplice di sortirne in grazia di Dio e salvarsi l’anima.

Senza questa premessa fondamentale dell’essere nel posto in cui ci han messo le circostanze, e non in quello che si è scelto, non è possibile impostare religiosamente nulla: dalle decisioni più grosse fino ai più piccoli particolari della vita interiore ed esteriore di ogni giorno.

Un sacerdote troverà sempre qualcuno da amare, non a parole che sarebbe un mostruoso misfatto e una ignobile falsità, ma con i fatti.

Amare non significa dare qualcosa, significa dare noi stessi, significa essere. E i poveri sono quelli che Dio, oggi in particolare, ha gettato sul nostro cammino; essi sono il segno di contraddizione; di fronte a loro bisogna scegliere. Non ci sono vie di mezzo, né possibili compromessi. Non si può vivere senza innamorarsi.

E allora se vuoi trovare Dio e i poveri bisogna fermarsi in un posto e smettere di leggere e di studiare e occuparsi solo di far scuola.

Troverai Dio come un premio. Ti toccherà trovarlo per forza perché non si può far scuola senza una fede sicura. È una promessa del Signore contenuta nella meraviglia di coloro che scoprono se stessi, dopo morti, amici e benefattori del Signore senza averlo nemmeno conosciuto. “Quello che avete fatto a questi piccoli…”.

Un debito da pagare, Rerum.Eu – Caritas Italiana 2021, p. 15-16

Nell’oggi

Dio vuole che viviamo il qui e l’adesso, dobbiamo essere protagonisti del nostro “oggi”.

Il posto dove sono mi permette di esprimermi appieno? Spesso risulta difficile trovare il tempo o la voglia di farsi prossimi a chi è nel bisogno, a chi in quel momento ha bisogno di noi.

Ecco dunque che dal Signore noi veniamo chiamati, chiamati a essere, chiamati a…

L’invito è quello di uscire dalla nostra zona di comfort e impegnarci nelle realtà a noi vicine, la famiglia, il lavoro, la società, la parrocchia.

Rifletto

Sono consapevole delle realtà che mi circondano? Cosa posso fare per migliorare il posto in cui sto vivendo? Percepisco la realtà in cui sto vivendo come opportunità per vivere e testimoniare il Vangelo?


Versione pdf scaricabile

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *