Croce al tramonto

Ave Crux spes unica!

Domenica 4 Settembre viene distribuito il numero di Settembre del Giornalino Parrocchiale “In Cammino” (scaricabile a questo link: Settembre 2016 Anno XXX).

In questo numero:

  • Ave Crux spes unica!
  • Consigliare i dubbiosi. Insegnare agli ignoranti.
  • Facciamo silenzio… Per imparare a pregare
  • Iscrizioni al Catechismo
  • Iscrizioni corso preparazione Cresima per adulti
  • Iscrizioni corso preparazione Matrimonio

Di seguito l’articolo di apertura:

La Tradizione cristiana narra che il 14 settembre 320, pochi anni prima della sua morte, Sant’Elena ritrovasse nel corso di un suo viaggio a Gerusalemme la “vera Croce”. La Croce su cui era stato crocifisso Gesù Cristo.

Flavia Giulia Elena, questo il nome completo, viene venerata dai Cattolici come Santa (il 18 agosto). Era la madre dell’Imperatore Costantino I al quale si deve il famoso editto di tolleranza nei confronti dei Cristiani.

Ogni anno il 14 settembre entrambe le Chiese di Oriente e di Occidente celebrano la festa della Esaltazione della Santa Croce. Il colore liturgico è il Rosso (che ricorda la Passione di Cristo – colore che usiamo anche la domenica delle Palme e il venerdì Santo) e la chiesa Orientale dà così risalto a questo giorno che paragona questa festa a quella della Pasqua.

È indubbio che la croce è elemento centrale della nostra esperienza di fede e “immagine” che ci identifica come Cristiani. Il segno di Croce è la preghiera più semplice e immediata che recitiamo ogni giorno, la Croce è presente in tutti i nostri luoghi di Culto ed è in tutte le nostre case.

La Croce però, così immediatamente identificabile da noi che siamo cresciuti nella cultura occidentale, non è un segno altrettanto eloquente per chi proviene da contesti culturali lontani dai nostri. Chi non ha nessuna conoscenza della vicenda di Cristo nella croce vede l’immagine di un uomo morto, morto di una morte atroce, niente di più.

Non sbaglia S. Paolo a sostenere che «Cristo Crocifisso [è] scandalo per i Giudei, stoltezza per i Pagani» (1Cor 1,23). La croce rappresenta pienamente per i Cristiani quel mistero di salvezza che solo nella fede acquista il suo significato più pieno.

Un antico canto latino recita: Ave Crux spes unica! Ave Croce nostra unica speranza!

Si, solo nella comprensione del mistero della Croce possiamo trovare il senso pieno a profondo della nostra fede.

Il terremoto che ha colpito il centro Italia in questo giorni ha stampato nei nostri occhi e nella nostra mente immagini che ci impongono di confrontarci con questa tanto antica quanto vera affermazione.

Davanti a tanta devastazione, a tanta sofferenza, ai morti, alle lacrime di chi ha perso tutto, ai volti atterriti di chi senta ancora risuonare nella testa il rombo distruttore del terremoto dobbiamo necessariamente, e ineludibilmente, ripeterci questa frase: solo nella Croce c’è la nostra speranza.

Davanti al mistero inspiegabile della morte degli innocenti, del dolore infinito che sembra non avere fine come non sembra aver fine lo sciame sismico che continua a colpire quei paesi già distrutti e martoriati l’unica spiegazione che possiamo trovare è nel mistero della Croce.

In tanti si sono chiesti in questi giorni: dove è Dio? Perché Dio ha permesso questo? Perché tanto inspiegabile e terribile dolore e sofferenza?

Dio è li. Attaccato a quella Croce dalla quale per l’eternità manifesta la sua solidarietà totale con un’umanità che soffre.

Potremmo chiederci perché Dio ha permesso che le case crollassero, ma prima ancora dovremmo chiederci chi – e sono uomini, non certo Dio – ha messo poco cemento nella calce? Chi ha applicato in maniera insufficiente le norme necessarie a garantire la resistenza delle strutture?

Torna alla mente un famoso brano tratto dal romanzo autobiografico La notte di Elie Wiesel, ebreo ortodosso deportato nei campi di concentramento di Auschwitz e Buchenwald.

Wiesel racconta, tra le altre atrocità di cui è stato testimone, di aver assistito all’impiccagione di due uomini e un di bambino ad opera dei Nazisti.

Mentre il peso e la forza di gravità provocano velocemente la morte dei due uomini i prigionieri son costretti a rimanere schierati ad assistere lungamente alla agonia del bambino. Più di mezz’ora, immobili davanti a quell’agonia terribile. Da dietro si sente la voce di un uomo che si chiede sussurrando: «Dove è dunque Dio?». Wiesel scrive: «… io sentivo una voce che gli rispondeva: “Dov’è? Eccolo: è appeso lì, a quella forca…”».

Dio per l’eternità è “sulla forca” della Croce acanto ad ogni uomo che soffre. Che soffre anche a causa della malvagità, della noncuranza e degli interessi biechi degli uomini.

Ma noi sappiamo che quella Croce è l’immagine di un dono di gratuità cosi infinita che vince ogni male umano e accoglie tutti gli uomini di buona volontà nel dono della Vita Eterna e della Resurrezione.

In questo mese di Settembre, finalmente, metteremo mano al restauro del bel Crocifisso della nostra chiesa danneggiato, purtroppo in maniera significativa, dall’irraggiamento solare subito in tutti questi anni.

Per proteggerlo, almeno nei mesi caldissimi di Luglio e di Agosto, lo abbiamo coperto con un lenzuolo. L’immagine del Cristo velato ha suscitato sentimenti divergenti nei fedeli. Qualcuno si è anche lamentato in maniera un po’ “forte” di questa (necessaria) scelta.

Ma questa “velatura” ha permesso anche a tanti di riflettere circa il nostro rapporto con la Croce.

Qualcuno mi ha detto: «ho apprezzato che il Crocifisso fosse coperto con il lenzuolo. Mi sembra quasi un invito a togliere dalla mia vita tutte le “lenzuola” con cui copro le “croci” che incontro e che non voglio affrontare. Solo se ci si mette nella verità e senza veli davanti al mistero della Croce si comprende il senso della offerta di Cristo e si vive con lui il percorso che attraverso la Croce, passando per il sepolcro conduce alla domenica della Resurrezione».

Ave Crux spes unica!

don Simone

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *