Particolare di La Trasfigurazione di Giovanni da Fiesole detto il Beato Angelico

Ascoltare

Seconda settimana di Quaresima

Invochiamo lo Spirito Santo

Vieni, Spirito Santo,
insegnaci ad amare la parola del Signore:
aprici alla sua conoscenza,
rendici suoi discepoli, giorno dopo giorno.

Ascoltiamo il Vangelo della seconda domenica (Mt 17,1-9)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Riflettiamo

L’episodio evangelico della Trasfigurazione è un momento particolarmente significativo della vita di Cristo. Al centro di questo evento risuona un imperativo che raggiunge oggi ciascuno di noi: ascoltatelo.
Questo comando richiama il celebre passo di Dt 6, 4-7 –“Ascolta, Israele” – che mette in stretta relazione l’ascolto all’amore dell’unico Dio. Gesù riprenderà tale insegnamento associandovi la necessità di amare il prossimo come se stessi (cf. Lv 19,18) e affermando che “da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti” (Mt 22, 40).
Scomparsa la nube insieme a Mosè ed Elia, la prima cosa che Gesù dice e che gli apostoli ascoltano è: “Alzatevi e non temete”. Il comando dell’ascoltare e dell’amare sembra richiedere di alzarsi e di non avere paura, poiché come ci ricorda l’apostolo Giovanni “nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore” (1Gv 4, 18). Sono, infatti, l’ascolto e l’amore che ci guariscono dalla paura, che possiamo avere sia nei confronti di Dio, considerato spesso troppo distante rispetto a noi, sia verso l’altro, il prossimo che ci cammina accanto e che il Signore Gesù ci chiede di amare come lui ha amato.

Domandiamoci

Che cosa significa per me concretamente ascoltare senza timore il Signore che mi parla? Tra le mille voci e i mille rumori della vita, riesco a sentire quella voce che dona speranza e infonde fiducia? Facciamo memoria di qualche momento in cui la parola di Dio ha sostenuto e consolato la nostra vita personale, familiare o comunitaria.

Poniamo dei gesti concreti

  • Cerchiamo un’occasione, personale o comunitaria, per vivere un ‘tempo opportuno’ (ad esempio un momento di silenzio e di ascolto della Parola di Dio) per crescere nella fede.
  • Rechiamoci presso un monastero per condividere un momento di preghiera con una comunità religiosa.
  • Andiamo a trovare i parrocchiani che hanno difficoltà a uscire di casa e preghiamo insieme a loro.

Lasciamoci illuminare dall’arte

La Trasfigurazione di Giovanni da Fiesole detto il Beato Angelico
La Trasfigurazione di Giovanni da Fiesole detto il Beato Angelico

L’affresco La Trasfigurazione, 1438-40, di Giovanni da Fiesole (Guido di Pietro) detto il Beato Angelico, si trova nel convento domenicano di San Marco a Firenze.
Cosimo dei Medici, detto il Vecchio, lo fece ristrutturare a sue spese riqualificandolo in chiave rinascimentale con l’apporto del suo architetto di fiducia Michelozzo. A questi si deve la distribuzione degli ambienti intorno ai due chiostri, seguendo un criterio semplice e moderno, di grande funzionalità, che lascia spazio ad ampie pareti intonacate di bianco, affrescate da fra Giovanni su incarico di Cosimo stesso. La pittura del Beato Angelico è totalmente al servizio della predicazione evangelica. Insieme al suo gruppo di collaboratori, egli realizzerà per il convento di San Marco il ciclo pittorico più completo fino ad allora mai realizzato per un convento e tuttora uno dei meglio conservati al mondo. Furono decorati tutti gli ambienti del convento, quelli pubblici e quelli privati; in tutte le celle dei frati era previsto un affresco con un episodio del Nuovo Testamento o una crocifissione, che favoriva la meditazione e la preghiera.
Le celle si trovano al primo piano del convento; quelle del corridoio esterno, detto dei padri, sono considerate interamente di mano del Beato Angelico. Nella cella numero 6 troviamo La trasfigurazione, uno dei suoi capolavori, realizzata in otto giornate di affresco, una delle quali interamente dedicata al volto di Gesù.
Il Cristo è rappresentato in piedi con le braccia aperte, allusione alla futura crocifissione; si erge maestoso e nobile su un’altura rocciosa. La sua veste è di un bianco abbagliante; è circondato dalla ‘mandorla’, simbolo di vita e della duplice natura di Cristo, umana e divina. La luce lo trasfigura, così come riportano le parole dei Vangeli (Mt 17, 2).
Il capolavoro dell’Angelico è estremamente fedele al racconto evangelico. Mosè ed Elia sono raffigurati a mezzo busto rispettivamente a destra e a sinistra del Cristo. In basso, in primo piano, ci sono i tre apostoli che Gesù ha scelto per portarli con sé; di fronte alla teofania ciascuno di loro reagisce in base al proprio temperamento. Pietro, sulla sinistra, appare spaventato, Giacomo cerca di ripararsi dalla troppa luce, Giovanni s’inginocchia in un gesto di adorazione. Infine, vediamo a sinistra la vergine Maria e di fronte a lei San Domenico di Guzman, fondatore dell’Ordine dei frati predicatori (Domenicani) riconoscibile per l’abito e per la stella che brilla sulla sua fronte.
La stella, per la tradizione domenicana, è simbolo della speciale chiamata di san Domenico, poiché si narra che, nel giorno del battesimo, sua madre vide risplendere sulla fronte del figlio una stella luminosa. La stella brilla nella notte e per questo è strumento di orientamento. Nella spiritualità domenicana essa indica, oltre alla capacità di saper orientare la propria vita a Cristo, anche la missione di testimoniarlo agli altri con la parola e la vita. La presenza del fondatore dell’ordine è importante per il frate che abita la cella perché attualizza la scena rappresentata nella quotidianità della sua vita.

In questa settimana preghiamo in particolare per…

…i lettori, i catechisti, i biblisti e quanti sono al servizio della Parola e si adoperano per diffonderne la conoscenza nella Chiesa e nella società.
Preghiamo perché in ogni famiglia cristiana sia riservato alla Scrittura un posto speciale e sia da tutti ascoltata, meditata, vissuta.

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