La parola di Papa Francesco
dalla Bolla di indizione del Giubileo, Spes non confundit
La speranza trova nella Madre di Dio la più alta testimone. In lei vediamo come la speranza non sia fatuo ottimismo, ma dono di grazia nel realismo della vita. Come ogni mamma, tutte le volte che guardava al Figlio pensava al suo futuro, e certamente nel cuore restavano scolpite quelle parole che Simeone le aveva rivolto nel tempio: «Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2,34-35). E ai piedi della croce, mentre vedeva Gesù innocente soffrire e morire, pur attraversata da un dolore straziante, ripeteva il suo “sì”, senza perdere la speranza e la fiducia nel Signore. In tal modo ella cooperava per noi al compimento di quanto suo Figlio aveva detto, annunciando che avrebbe dovuto «soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere» (Mc 8,31), e nel travaglio di quel dolore offerto per amore diventava Madre nostra, Madre della speranza. (24)
La parola del Vescovo Gherardo
dall’Introduzione all’Assemblea pastorale, 29/09/24
Prendere l’iniziativa, accompagnare, coinvolgersi. Ed ecco ora il quarto verbo: fruttificare.
L’eunuco, ricevuto il battesimo, esce dall’acqua pieno di gioia e va per la sua strada; Filippo viene rapito dallo Spirito Santo, sparisce dalla sua vista e lui riprende il suo cammino pieno di gioia. Scopo dell’evangelizzazione non è quello di voler portare le persone sulla nostra strada, di riempire le chiese, ma di voler fare in modo che le persone accolgano Gesù nella loro vita e possano essere riempiti di questa gioia.
Fruttificare: san Paolo nella lettera ai Galati sottolinea che “il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, fedeltà, mitezza, dominio di sé”. La gioia è un frutto dello Spirito. E infine ecco l’ultimo verbo: festeggiare.
Per riflettere
I nostri nonni quando sentivano la sirena di un’autoambulanza si facevano il segno della croce e dicevano “speriamo che sia un bimbo che nasce”. Siamo noi capaci di leggere con speranza gli eventi di oggi? Cosa suscitano in noi le parole del motto del nostro vescovo: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28)?
I nostri nonni quando sentivano la sirena di un’autoambulanza si facevano il segno della croce e dicevano “speriamo che sia un bimbo che nasce”. Siamo noi capaci di leggere con speranza gli eventi di oggi? Cosa suscitano in noi le parole del motto del nostro vescovo: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28)?
Preghiera
O Signore, fa’ di me uno strumento della tua Pace:
Dove c’è odio, fa’ ch’io porti l’Amore.
Dove c’è offesa, ch’io porti il Perdono.
Dove c’è discordia, ch’io porti l’Unione.
Dove c’è dubbio, ch’io porti la Fede.
Dove c’è errore, ch’io porti la Verità.
Dove c’è disperazione, ch’io porti la Speranza.
Dove c’è tristezza, ch’io porti la Gioia.
Dove ci sono le tenebre, ch’io porti la Luce.
O Maestro, fa’ ch’io non cerchi tanto:
Essere consolato, quanto consolare.
Essere compreso, quanto comprendere.
Essere amato, quanto amare.
Poiché è dando, che si riceve;
dimenticando se stessi, che si trova;
perdonando, che si è perdonati;
morendo, che si resuscita a vita eterna. Amen.
(attribuita a San Francesco)