La Crocifissione di Jacopo Robusti Il Tintoretto

Accompagnamo Gesù sulla strada del Calvario

Sabato 22 Febbraio viene distribuito il numero di Marzo del Giornalino Parrocchiale “In Cammino” (scaricabile a questo link: Marzo 2020 Anno XXXIV Numero 3).

In questo numero:

Di seguito l’articolo d’apertura:

In preparazione alla Pasqua riflettiamo sulle persone che incontrano Gesù verso il Calvario.

Giuda

Ed egli, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi.

(Matteo 27, 5)

Giuda per tre anni ha seguito Gesù nelle sue predicazioni in Galilea. Lo ha ammirato come tutti gli altri undici apostoli. Ma a un certo punto succede qualcosa. Giuda tradisce il suo maestro. Perché? Che cosa sarà passato per la mente di un uomo che era stato fedele per così tanto tempo? Voglio pensare a Giuda come a un uomo pervaso da tanti pensieri contrastanti, da una parte una coscienza formatasi alla luce di comandamenti di amore per tutti, anche per i nemici, dall’altra una società che lo portava ad allontanarsi da colui che in quel momento era diventato il nemico dei potenti. Per Giuda forse è divenuto difficile restare coerente. E per questo cede alla sete di denaro e di potere, vendendo il suo maestro per trenta monete ai soldati romani che lo stavano cercando per farlo processare. Quando però capisce che Gesù verrà condannato da innocente, si pente, riporta le trenta monete d’argento; ma sentendosi abbandonato dai sommi sacerdoti e dagli anziani si reca a gettarle al tempio e va a impiccarsi. Giuda tradisce, ma riconosce il suo comportamento sbagliato, cerca di rimediarvi, ma non ha l’occasione di essere aiutato. Giuda, in preda allo sconforto, si uccide. Il suo peccato non è il tradimento, ma il non avere riconosciuto che il Signore è grande e perdona anche i peggiori sbagli.

Pietro

Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte.

(Matteo 26,34)

Pietro è l’apostolo più legato a Gesù, talvolta si dimostra fragile, infantile nelle sue manifestazioni di affetto per il suo maestro, ma sincero. E a causa della sua fragilità, quando più Gesù ha bisogno della presenza dei suoi amici e della loro testimonianza, dirà per ben tre volte di non conoscerlo. Come Giuda, immagino Pietro come un uomo impaurito davanti al succedersi degli eventi, che in poco meno di una settimana si erano avvicendati, toccandolo da vicino. Anche Pietro è un traditore, ma la sua forza è quella di riconoscere il proprio errore e tornare dal Signore pentito del proprio peccato e riconoscerlo come Salvatore.

Pilato

Visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, Pilato prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!».

(Matteo 27,24)

Pilato è diventato il simbolo di coloro che non vogliono prendersi le proprie responsabilità, il giudice codardo che preferisce liberare il malfattore, nonostante fosse convinto dell’innocenza di Gesù. A più riprese tenta di sottrarlo al giudizio, di salvarlo. Allo scopo di appagare la furia degli accusatori, fa fustigare Gesù, che viene percosso e irriso. Proclama apertamente che non trova nessuna colpa in Lui, ma non basta: la folla si infuria sempre più. Allora, Pilato apparentemente sicuro del fatto suo, chiede alla gente lì riunita se preferisce che sia liberato Gesù, di tutto innocente, o Barabba, colpevole di gravi delitti. La folla decide, ma la volontà del Signore è fatta.

Simone il Cireneo

Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la croce di Gesù.

(Matteo 27,32)

Gesù, provato dalla flagellazione inflitta dai soldati romani e dalle fatiche a cui è stato sottoposto, esce dal pretorio dove è stato processato. Caricatasi la croce sulle spalle inizia il suo cammino verso il Golgota, quando incontra un uomo di nome Simone che viene da Cirene, colonia Romana del Mediterraneo, uno straniero a cui i soldati romani, che scortano Gesù alla crocifissione, impongono di portare la croce. Immagino Gesù ferito, ormai senza forze, dilaniato dalle pene corporali, che sta trascinando con fatica una croce fatta di legno, pesante almeno 50 chilogrammi, che trova sul suo cammino quest’uomo, che suo malgrado gli toglie un peso ormai impossibile da portarsi dietro. Il Cireneo diviene il simbolo di colui che regge le fatiche degli altri, di tutti noi che, scorto nel cuore del nostro prossimo un macigno intollerabile, ce ne facciamo carico con una parola, un sorriso, un aiuto concreto, una preghiera.

Le pie donne

disegno di Giampiero Puliti

C’erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

(Matteo 27,55-56)

Le donne nel Vangelo sono spesso figure silenziose, ma perseveranti nella loro fede. Seguono Gesù nei tre anni di predicazione, ma non se ne fa mai grossa menzione. Maria di Màgdala è fra coloro che maggiormente hanno amato Cristo, dimostrandolo. Quando giunge al Calvario, è insieme a Maria Santissima e a san Giovanni, sotto la Croce. Non fugge per paura come hanno fatto i discepoli, non lo rinnega come ha fatto Pietro, ma rimane presente, fino al Santo Sepolcro.

Il buon ladrone

E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

(Luca 23, 42-43)

Gesù sulla croce ci dà una parola di speranza, in risposta alla preghiera di uno dei due uomini crocifissi con Lui. Il buon ladrone davanti a Gesù si pente, si accorge di trovarsi di fronte al Figlio di Dio, e lo prega di ricordarsi di lui quando entrerà in Paradiso. La risposta del Signore va ben oltre la richiesta; infatti gli dice: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”. Gesù è consapevole di entrare direttamente nella comunione col Padre e di riaprire all’uomo la via verso Dio. Così attraverso questa risposta dona la speranza a tutti noi che la bontà di Dio può toccarci in qualsiasi momento e la preghiera sincera, anche dopo grandi errori, incontra le braccia aperte del Padre buono che attende il ritorno del figlio.


di Silvia Burchi

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