monaca(1647 – 1690)
16 Ottobre
Con ogni probabilità oggi la pratica dei primi venerdì del mese in onore del cuore di Gesù non è la devozione più sentita. Lo era di più una volta, e allora era più vivo anche il ricordo della santa che era stata l’ispiratrice di tale devozione, Margherita Maria Alacoque. In un periodo in cui il vento gelido del giansenismo tentava di raffreddare nel cuore dei cristiani il calore della pietà e della devozione, Gesù apparve a Margherita tenendo in una mano un cuore rosso fiammante e affermando:
«Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini da non risparmiare niente, fino a esaurirsi, a consumarsi per dimostrare loro il suo amore. E per riconoscenza non riceve dalla maggior parte degli uomini che ingratitudine».
Era il 27 dicembre 1673. E con quella visione, che si ripeterà per due anni il primo venerdì di ogni mese, Gesù investiva Margherita, allora ventiseienne, del compito di rivelare al mondo i doni d’amore che egli avrebbe riversato a piene mani su tutti i devoti del suo sacratissimo Cuore. Cosa che Margherita fece con enorme successo, solo ai nostri giorni un po’ appannato.
Margherita era nata a Vérosvres, in Borgogna, il 22 luglio 1647. Suo padre era notaio e giudice della città e garantiva a lei e alla madre una vita discreta, ma morì quando lei era ancora giovanetta, lasciandola in balìa di parenti poco generosi e di una madre possessiva che aveva riversato in lei tutto il suo affetto.
Madre e parenti, comunque, avevano predisposto per lei, giovane intelligente e piacevole, un avvenire brillante e lo stavano già costruendo facendola partecipare a tutti gli intrattenimenti mondani della città.
Ma quando fu il tempo di decidere della propria vita, Margherita spiazzò tutti, protestando la sua invincibile volontà di chiudersi tra le mura del monastero delle visitandine fondato da san Francesco di Sales. Con quella decisione intendeva coronare il cammino spirituale iniziato quando era ancora bambina (aveva fatto la prima comunione a soli nove anni), tutto orientato al dono totale di sé a Cristo. Quando di anni ne ebbe ventidue, ricevette la cresima; nell’occasione al proprio nome volle aggiungere quello di Maria per manifestare chiaramente la propria scelta di vita, cioè di essere tutta di Gesù come Maria.
Le ci volle del tempo e tanta forza d’animo per aver ragione delle vivaci resistenze dei suoi, ma a ventiquattro anni poteva finalmente prendere il velo delle visitandine di Paray-le-Monial, tra le quali restò fino alla morte. Un anno dopo, mentre era raccolta in adorazione davanti al Santissimo, ebbe la prima visione di Gesù, la prima rivelazione accorata delle ingratitudini di cui era fatto oggetto, e delle straordinarie grazie che era disposto a donare a chi lo avesse onorato.
«Il mio cuore si dilaterà — le aveva confidato Gesù — per spandere con abbondanza i frutti del suo amore su quelli che mi onorano».
La prima a usufruire di quei doni fu lei stessa; ma a essi però fece da contrappunto una serie nutrita di incomprensioni, di sofferenze, di mortificazioni e di giudizi ingenerosi da parte delle consorelle e del suo stesso direttore spirituale che la giudicava un’esaltata e una visionaria.
Margherita patì tutto in silenzio. E sarebbe morta così, disprezzata e dimenticata, se un sant’uomo, il gesuita Claudio de la Colombière, non avesse colto nella sua straordinaria esperienza il segno della grazia e della provvidenza. Dietro suo invito Margherita rese pubbliche, scrivendo un’autobiografia, le proprie esperienze mistiche e le rivelazioni ricevute da Gesù. Fu così che la devozione al sacro Cuore poté prendere piede e diffondersi tra i cristiani, e con essa la pratica dei primi venerdì del mese, suggerita da Gesù stesso.
Margherita consumò il resto della breve vita nel divulgare tale devozione. Si spense dolcemente, a quarantatré anni, il 16 ottobre 1690. Venne inserita nell’albo dei santi assai tardi, nel 1920.
Tratto da: P. Lazzarin, Il libro dei Santi, Messaggero di S. Antonio editrice, 2013