Resta con noi perché si fa sera

Strada per Emmaus di Duccio di Buoninsegna

Dalla tristezza alla gioia

Due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre parlavano discutevano insieme, Gesù in persona si accodò a camminare con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed Egli disse: “Che sono tutti questi discorsi che state facendo?” Si fermarono con il volto triste e uno di loro, Clèope, gli disse: “Tu solo sei così forestiero a Gerusalemme da non sapere ciò che è accaduto in questi giorni?”

Ed Egli disse loro: “Sciocchi e tardi di cuore… non bisognava che Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”… e spiegò loro le Scritture…
Quando furono vicini al villaggio Egli fece come se volesse proseguire oltre…ma essi insistettero “Resta con noi perché si fa sera” (Lc. 24)

I due discepoli escono da Gerusalemme con la tristezza nel cuore. Sono delusi, discutono fra loro e parlano dell’assenza, del buio che sentono nel cuore. Il Signore aveva promesso tante cose, aveva acceso speranze, ma tutto è finito su una croce… La croce rappresenta uno “scandalo incomprensibile” Che delusione, che dolore!

Alcune donne hanno parlato di tomba vuota… di resurrezione… ma non ci credono, non hanno visto niente…
Un uomo si avvicina lungo il cammino e chiede il perché di tanta tristezza, del parlare concitato e del dolore che traspare dai loro volti…
Ma non lo sai cosa è successo?” dicono, quasi con rabbia… Gesù risponde citando le Scritture e parla con la Parola di Dio… Ma i loro occhi sono ancora ciechi…

Quante volte, nella nostra vita, la tristezza e l’incredulità ci hanno annebbiato gli occhi e non abbiamo sentito che il Signore camminava al nostro fianco?
E non abbiamo creduto alla sua Parola… e il dolore e lo scoraggiamento hanno preso il sopravvento?

Resta con noi perché si fa sera”… Seduti a tavola Gesù disse la benedizione, spezzò il pane… Nel prenderlo gli occhi dei discepoli si aprirono e lo riconobbero. (Lc. 24, 13-35)

Il riconoscimento avviene dopo la Parola (… non ci ardeva il cuore quando parlava?…) e dopo il dono del Pane. Il Pane realizza la Parola, questo è il dono dell’Eucaristia lasciato a noi.
Dalla desolazione si passa alla consolazione, alla gioia e condividere questa gioia con gli altri è la conseguenza naturale.

Essi partirono senza indugio per annunciare che Gesù era apparso loro, che era veramente risorto!

Riusciamo a vedere e capire i mille modi con cui Cristo resta in mezzo a noi?

A volte, nella vita, siamo stanchi e sfiduciati e come in una forma di “anoressia”! rifiutiamo quel “cibo” e ci nutriamo di “alimenti” diversi: egoismo, indifferenza, arrivismo, intolleranza…
Il rischio è di “indebolirci” talmente da non sentire la voce del Signore che ci cerca…

Abbiamo la certezza nel cuore che solo la Parola e l’Eucaristia sono il “nutrimento” che ci permette di conoscere la vera gioia?
Siamo, come i discepoli, capaci di annunciare, con le parole e le azioni, che Gesù è veramente risorto?

Sembra una vera e propria liturgia il racconto
di questo brano del vangelo
il cammino insieme
l’ascolto della Parola
il Pane spezzato
l’Annuncio
E’ la liturgia che ogni domenica
siamo invitati a celebrare con la Messa

La contemplazione dell’Eucaristia è come la preghiera del girasole: esso gira la sua vita con il ritmo del sole. Il girasole che beve il blu del cielo, l’oro del sole e da esso si lascia riscaldare. (E. Ronchi)

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo

come era nel principio e ora e sempre

per tutti i secoli dei secoli

amen

 


Il pieghevole è scaricabile a questo link
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